Quantcast
Channel: Affascinailtuocuore's Blog » Einaudi
Viewing all articles
Browse latest Browse all 3

A.Desai-L’artista della sparizione: tradurre, tradursi, interpretare

0
0

 

 

clip_image002

Anita Desai

L’artista della sparizione

Einaudi 2013

 

Traduzione di Anna Nadotti

 

 

 

Dopo il romanzo Chiara Luce del Giorno, con il quale ho cominciato a conoscere Anita Desai, approdo a tre  novelle che confermano la sua grande sensibilità  e la sua bravura nell’ esplorare le  fragilità e le risorse esistenziali dell’animo umano.

 

Il Museo degli Ultimi

museo indianoStoria di un funzionario governativo, inviato a svolgere il suo tirocinio  in uno sperduto paese, lontano dalla città viva e solo con le brutture di un alberghetto fatiscente.

Mentre si tormenta tra l’urgenza di scappare via da quel posto e il senso del dovere e degli impegni presi, che invece lo trattengono, il funzionario riceve una strana  visita.  

Un vecchio curvo e dimesso  lo invita a visitare con urgenza un posto speciale. Il tirocinante, poco convinto,  accetta. Ma nel corso di  un viaggio nel tempo,  affascinante e misterioso, attraverso nostalgici racconti e silenzi densi di significato, scopre un mondo di meraviglie. Quella che incontra alla fine del percorso segnerà la sua vita, per sempre.

 

Tradurre, tradursi

(Translator Translated: A Novella) 

clip_image004La storia che più stimola la mia mente e il mio cuore è quella di Prema Joshi, la traduttrice. Tutta interna alla sua esperienza privata e  familiare è la lacerazione che potrebbe avere qualcosa in comune con i traduttori: come rendere l’autenticità del testo da tradurre? La lingua di Suvarna Devi, l’Oriya, è la lingua materna della traduttrice, quella del cuore, quella di sua madre. Questo rappresenta una complicazione? E poi, può e deve un traduttore apportare modifiche “strutturali” ad un testo, con scelte stilistiche personali?

 

 

“Appena tirai fuori il piccolo tascabile-le pagine cominciavano a staccarsi, notai-e presi un foglio di carta e mi misi a tradurre la prima riga, fu come se mi fosse stata data una chiave magica che apriva il resto. Iniziò a piovere. Si stava facendo buio. Ma no, mi resi conto immediatamente di quanto suonasse piatto, senza brio. Dov’erano la musica, il ritmo vivace dell’originale?

Prese a cadere la pioggia. Il villaggio era immerso nel buio. Sì, si. Facile vedere che queste parole funzionavano e le altre no. Mi affrettai a proseguire, mi affrettai finché perdurava quel senso di ciò che era giusto e ciò che era sbagliato, un istinto talora elusivo che doveva essere sollecitato e mantenuto vigile. Scegliere, riconoscere, verificare. Io ero soltanto lo strumento, il tramite tra una lingua e l’altra, eppure ero io a scegliere, io a operare distinzioni, ed ero l’unica in grado di farlo, neppure la scrittrice era in grado di farlo. Interpretavo il testo in vece sua perché avevo il potere-potere è una parola grossa, diciamo la capacità, sì. Ed ero anche l’unica a sapere cosa lei intendesse dire, quali universi evocassero le sue parole. Non erano le mie, ma erano le parole di mia madre. Avevo un ricordo vaghissimo di lei, o di quei primissimi anni trascorsi tra le sue braccia; immaginavo soltanto di ricordarli […]

Tradurre in inglese le parole e il testo di Suvarna Devi non era molto diverso, pensai, da ciò che lei stessa doveva aver provato scrivendo nella propria lingua, che dopotutto era anch’essa una sorta di traduzione: dal vedere, l’udire e il sentire alla sintassi. E io, che avevo ereditato la lingua, la capivo e capivo l’autrice come nessun altro avrebbe potuto, per istinto ed empatia. L’atto del tradurre ci univa come se fossimo sorelle-o addirittura come se fossimo una, due metà compatibili di una scrittrice […]

Procedevo per tentativi. L’originale era quasi privo di aggettivi, ma a me servivano per compensare ciò che andava perduto in traduzione…” 58-59

 

Anita DesaiDesai ci fa “sentire”  la sofferenza di Prema durante il suo ostinato viaggio all’indietro, verso un’infanzia mitica, alla ricerca del discorso materno. Prema sembra quasi voler ottenere un tangibile riscatto sociale tramite la traduzione del romanzo  di Suvarna Devi, dall’Oriya  all’Inglese. E prendersi anche  una sorta di  rivincita sulla più bella, più brava e più ammirata Tara, sua compagna di scuola in anni in cui  la povera Prema era invisibile agli occhi di tutti. Tara è  oggi  una donna  di successo, anche nel  mondo del lavoro. Affermata editrice, ha il pieno controllo della sua vita e di quella di coloro che hanno da lei dipendono.

Anche la scrittrice  Suvarna Devi è una donna forte, sebbene in altro modo. I suoi interessi vanno ben oltre la pubblicazione di un  romanzo. Il suo mondo vero è altrove, tra la povera gente che suo marito cura e che ha bisogno anche  di lei e della sua grande umanità. La vanità sembra non appartenerle. Prema, dal canto suo, vede in lei una sorta di sorella maggiore. Parla la stessa lingua di sua madre e  ciò che scrive la riporta in un mondo arcaico.   È convinta di fare qualcosa di grande e bello attraverso la “sua” interpretazione del libro di Suvarna. Tara le da fiducia e lei  ricambia con un lavoro che finalmente metta in evidenza  le sue qualità. Vive così  un periodo di crescente eccitazione e speranza. Ma le cose non vanno sempre come noi desideriamo.

Alla fine, l’incolore professoressa di letteratura Inglese, sempre più odiosa agli occhi delle sue alunne, riesce a prendere l’unica decisione possibile, dopo la delusione della  traduzione che avrebbe dovuto  renderla famosa e aprirle le porte del mondo della letteratura, da protagonista.

“A volte sull’autobus che mi riporta a casa, guardo i passeggeri seduti accanto e di fronte a me.[…] Come ho fatto a pensare di essere diversa, e di poter vivere diversamente da loro? Siamo qui tutti insieme, in questo mondo di perdita e sconfitta. Tutti noi, ognuno di noi, ha vissuto momenti in cui una finestra si è aperta, e per un attimo abbiamo avuto la visione di un vasto mondo illuminato dal sole, ma per tutti noi, su questo autobus, la finestra si è chiusa, e resta chiusa”

Decide dunque di tornare all’unica letteratura che le riconosca un ruolo sociale e una visibilità. È la grande letteratura Inglese, quella di Jane Austen e di  George Eliot, quella del “dominatore occidentale”,  spesso invisa alla gente del posto, ma indispensabile per la costruzione di un bagaglio culturale di qualità.

 

L’artista della sparizione

sparizioniConclusione con fuochi d’artificio! Il racconto è sublime. Ravi è il protagonista della storia. Sin da bambino è destinato ad essere invisibile. Lo è agli occhi dei genitori sempre impegnati in qualcos’altro, lo sarà successivamente per sua scelta. L’abitudine all’invisibilità gli ha permesso di diventare un esperto nel campo.

Il viaggio di Ravi verso la sparizione progressiva è il simbolo di questa povera società globalizzata dove il “giardino segreto” della natura, del ritmo lento, del silenzio e dell’ascolto autentico, che Ravi ha costruito, stanno lentamente morendo, fino alla deflagrazione finale che rende tutti gli uomini come fantasmi. La cava esplode e i pezzi di calcare vengono caricati sui camion da uomini totalmente rivestiti dalle malefiche polveri sottili e bianche.La storia è un gioiello di plot in cui gli eventi  procedono gradualmente verso un climax efficacissimo.

Dada_Saheb_Phalke_2013_05_04_09_45_42E’ Il trionfo del cinema! D’altra parte l’India occupa un posto rilevante in questo mondo magico. Un gruppo di cineasti si reca in questo territorio impervio alla ricerca di prove sul degrado ambientale causato dall’azione umana.

 

“Abbiamo saputo che stanno guastando il paesaggio. Lo stanno distruggendo. Le multinazionali del legname tagliano gli alberi. le cave di calcare e le miniere di solfato rendono instabili le colline. Causando l’erosione del suolo. Ci sono un sacco di frane. Ecco, è questo che siamo venuti a filmare”.

La scena finale sì, è degna di essere filmata altro che l’artista della sparizione e il suo giardino delle meraviglie! Questo è il motivo per cui la troupe si è mossa da Delhi.

Diversi e fantastici sono gli oggetti che Desai usa come stratagemmi narrativi. Su tutti emergono le scatolette  dei fiammiferi  vuote che Ravi comincia a raccogliere e riempire di  minuscoli oggetti da collezionare, quando il suo rifugio viene violato diventando  inutilizzabile per il suo progetto di sparizione. Efficace l’associazione fiammiferi-esplosione finale. Eppure la distruzione da fuoco e fiamme aveva già colpito la grande casa dove Ravi viveva e dove, da bambino, aveva cominciato a coltivare l’arte della sparizione.


Archiviato in:Cinema e Televisione, Costume, Società e Politica, In English, In viaggio, Recensioni

Viewing all articles
Browse latest Browse all 3

Latest Images

Trending Articles





Latest Images